La collezione di meteoriti in dettaglio
La prima vetrina che si incontra entrando nella Sala di Rappresentanza del Museo del Dipartimento di Scienze della Terra, e percorrendola in senso orario, è stata allestita nel 2006 ed è dedicata alla esposizione di Meteoriti.
Il ritrovamento di un meteorite è un evento molto raro se si considera le scarse probabilità che esso cada su una regione abitata della Terra e che possa essere raccolto dall’uomo. Le collezioni di Meteoriti hanno, pertanto, un’elevatissima importanza scientifica e culturale, in quanto costituite da esemplari che sono testimonianza di corpi del Sistema Solare, dal cui studio è possibile risalire alla storia ed all’evoluzione anche del nostro Pianeta. Il loro valore è stato tale da giustificarne vere e proprie falsificazioni come il frammento esposto, falso, del Meteorite di Ensisheim.
Questi corpi celesti vengono classificati in tre grandi gruppi in base alla loro composizione mineralogica ed alla percentuale di ferro-nichel in essi contenuta: le pietrose (litoidi o aeroliti, con un contenuto in ferro del 20-27%), che sono le più comuni; le ferrose (metalliche o sideriti, nelle quali il ferro raggiunge il 98%) e le pietro-ferrose (o sideroliti, contenenti il 50% di ferro) le più rare. Essi vengono identificati con il nome del luogo dove sono caduti o dove sono stati ritrovati.
La parziale fusione, che questi corpi celesti subiscono quando attraversano le zone più esterne dell’atmosfera terrestre, li ricopre di una sottile crosta vetrosa molto scura e caratterizzata da piccole cavità simili ad impronte di pollice, dette impronte del diavolo, talora ben visibili come nel meteorite di Parambu (Brasile) caduto nel 1967.
La collezione di Meteoriti di “Gemma 1786”, la cui esposizione al pubblico è stata inaugurata il 18 maggio 2006, ha iniziato a costituirsi a partire dal 1819, quando, l’Arciduca Massimiliano, fratello del Duca Francesco IV d’Este, donò al Gabinetto di Storia Naturale della Reale Università di Modena due frammenti pressoché completi del Meteorite caduto nel 1808 a Stannern, località dell’allora Impero austro-ungarico (oggi appartenente alla Repubblica Ceca). I frammenti del Meteorite di Stannern ed il documento originale che li accompagna testimoniano la partecipazione e l’interesse che gli Estensi ebbero nei confronti della vita culturale della città di Modena di cui essi erano i Signori.
In seguito la collezione è andata arricchendosi con donazioni, acquisti e scambi con musei e collezionisti soprattutto negli ultimi decenni attraverso l’attività di uno specialista in materia il prof. Giampaolo Sighinolfi, docente di Geochimica e Vulcanologia presso il Dipartimento di Scienze della Terra dell’Ateneo modenese. Attualmente la collezione comprende oltre un centinaio di campioni raccolti in tutto il mondo.
La selezione mirata dei Meteoriti esposti testimonia molti dei più importanti eventi di caduta di frammenti di corpi celesti avvenuti nel nostro pianeta, dall’Europa all’Africa, dall’America all’Australia, dalla Groenlandia all’Antartide. Tra questi sono numerosi i frammenti di meteoriti litoidi caduti in Italia: a Siena nel 1794, ad Alessandria nel 1860, ad Alfianello (Brescia) nel 1883, a Renazzo (Ferrara) nel 1824; di elevatissimo valore scientifico e storico-culturale è poi il frammento principale del Meteorite caduto ad Albareto, nei pressi di Modena, nel 1766.
Il gesuita Domenico Troili, filosofo e naturalista, descrisse la caduta di questo Meteorite nel suo saggio “Della caduta di un sasso dall’aria”, fornendo una delle prime cronache documentate riguardanti la caduta di un oggetto dal cielo, pur non intuendone l’origine extraterrestre. Troili, che era bibliotecario presso la Casa d’Este, dedicò la sua cronaca, tuttora conservata presso la Biblioteca Estense di Modena e di cui è nella vetrina esposto copia del frontespizio, alle Principesse Benedetta ed Amalia, figlie del Duca Rinaldo I e sorelle del Duca Francesco III.
Splendidi sono inoltre i campioni delle ben più rare Meteoriti metalliche, come l’esemplare di Toluca (Messico), formate principalmente di ferro, con contenuti variabili di nichel e tracce di germanio, gallio, iridio e tungsteno. Questi meteoriti sono facilmente identificabili mediante le figure diagnostiche di Widmanstatten, ben visibili nella sezione del Meteorite di Gibeon (Namibia).
Le Meteoriti pietro-ferrose o sideroliti sono costituite quasi in egual quantità da leghe di ferro-nichel e da silicati; esse si suddividono in pallasiti e mesosideriti. Le pallasiti sono considerate le meteoriti più belle per la presenza di cristalli arrotondati di olivina, di colore verde o giallo, immersi in una lega metallica di ferro-nichel; tra i campioni di questo tipo qua esposti spicca il Meteorite di Atacama, trovato nel deserto del Cile nel 1822.