Foto di Joseph Corl su Unsplash

Il patrimonio è un bene comune; è cultura, narrazione, riconoscibilità, identità, eredità culturale, condivisione di memorie.
Conoscere oggi il patrimonio che ci è stato tramandato dal tempo ci aiuta a progettare il futuro.

Il ciclo di conferenze fa parte delle celebrazioni per gli 850 anni di Unimore

Maria Franca BRIGATTI, Dipartimento di Scienze Chimiche e Geologiche Unimore
Nell’ambito delle celebrazioni del 700° anniversario della morte di Marco Polo

Daniele BRUNELLI, Dipartimento di Scienze Chimiche e Geologiche Unimore

Milena BERTACCHINI, Museo Gemma Sistema dei Musei e Orto Botanico
Chiara BAZOLLI, Candini Arte

Stefano LUGLI, Dipartimento di Scienze Chimiche e Geologiche Unimore

Il valore del patrimonio culturale e la sua importanza pubblica per lo sviluppo della società sono parte della Convenzione UNESCO relativa alla protezione del patrimonio culturale e naturale mondiale (1972) che accompagna alle definizioni di “patrimonio culturale” e “patrimonio naturale” (art. 1) il riconoscimento della responsabilità condivisa relativa alla loro protezione, come dovere che spetta alla “intera umanità” (art. 6).

Il patrimonio culturale intangibile è definito dall’art.1 della Convenzione UNESCO del 2003 come quell’insieme di prassi, rappresentazioni, espressioni, conoscenze e know-how che “le comunità, i gruppi e in alcuni casi gli individui riconoscono in quanto parte del loro patrimonio culturale”; può quindi essere inteso quale motore evolutivo della vita sociale dell’umanità proprio perché “è costantemente ricreato dalle comunità e dai gruppi in risposta al loro ambiente, alla loro interazione con la natura e alla loro storia e dà loro un senso di identità e di continuità, promuovendo in tal modo il rispetto per la diversità culturale e la creatività umana” (art. 1).

La Convenzione del Consiglio d’Europa sul valore del patrimonio culturale per la società, adottata a Faro nel 2005 e ratificata dall’Italia nel 2020, rappresenta, infine, nell’ambito di questa riflessione, un riferimento giuridico fondamentale per il riconoscimento dell’importanza pubblica della tutela dei beni culturali. Abolendo la distinzione tra patrimonio tangibile e intangibile, questa Convenzione affianca alla definizione di patrimonio culturale una specifica nozione di “comunità di eredità” (heritage community), legando indissolubilmente i due concetti. Se infatti, ai sensi dell’art. 1 della Convenzione di Faro, il patrimonio culturale è “l’insieme delle risorse ereditate dal passato nelle quali le persone si identificano […] come riflessione ed espressione dei loro valori, credenze, conoscenze e tradizioni in continua evoluzione”, una comunità di eredità è costituita da “un insieme di persone che attribuisce valore ad aspetti specifici dell’eredità culturale e che desidera sostenerli e trasmetterli alle generazioni future”.
Il legame tra patrimonio culturale e “comunità di valori” presenta una forte valenza sociale e può essere riconosciuto quale fondamento di una società democratica e coesa, in cui individui e comunità creano e riaffermano continuamente, attraverso un’eredità culturale comune, un senso civico di appartenenza e responsabilità. Non a caso, infatti, la definizione di “patrimonio comune dell’Europa”, formulata all’art. 3 della stessa Convenzione, comprende, in un concetto unico, sia “le forme di patrimonio culturale che costituiscono una fonte condivisa di memoria, comprensione, identità, creatività” che “gli ideali, i principi e i valori […] che sostengono lo sviluppo di una società pacifica e stabile, fondata sul rispetto per i diritti umani, la democrazia e lo stato di diritto”.

Se, dunque, l’espressione del valore del patrimonio culturale per la società è funzione della promozione del diritto a prendere parte alla vita culturale e delle politiche pubbliche volte ad ottenere tale scopo, la dimensione educativa assume una particolare rilevanza. La Convenzione dell’UNESCO relativa alla protezione del patrimonio culturale e naturale mondiale invita, a questo proposito, gli Stati Parti, a “sforzarsi con tutti i mezzi appropriati, particolarmente con programmi di educazione e di informazione, a consolidare il rispetto e l’attaccamento dei loro popoli al patrimonio culturale e naturale definito dalla Convenzione” (art. 27). La Convenzione sulla salvaguardia del patrimonio intangibile sottolinea, poi, “il bisogno di creare una maggiore consapevolezza, soprattutto fra le generazioni più giovani, riguardo la rilevanza del patrimonio culturale intangibile e la sua salvaguardia”.

L’accento sull’azione educativa trova uno spazio rilevante nella Convenzione di Faro che, all’art. 13, invita gli Stati Parti a “favorire l’inclusione delle tematiche relative al patrimonio culturale a tutti i livelli di istruzione, non necessariamente come argomento trattato in sé, ma anche come fertile fonte d’ispirazione per lo studio di altre materie”. Nelle Raccomandazioni ai Membri Stati del 2017 “European Cultural Heritage Strategy for the 21st century” vengono individuate tre componenti strategiche: componenti sociali, sviluppo territoriale ed economico, educazione e conoscenza. È sul terreno educativo, dunque, che la promozione del diritto a prendere parte alla vita culturale incontra la tutela del patrimonio culturale, rendendo possibile la creazione di quella “comunità di valori” in cui democrazia, diritti umani e Stato di diritto sono promossi e realizzati.